Con l’ultima puntata della nostra serie scopriremo come programmare un sintetizzatore utilizzando il LFO, acronimo di Low Frequency Oscillator, detto anche oscillatore a bassa frequenza.
Come abbiamo visto nella prima puntata, il LFO è in grado, come gli altri oscillatori, di generare una forma d’onda base: sinusoide, quadra, a dente di sega, triangolare e rumore bianco. In questo caso però la forma d’onda generata non verrà controllata dalla tastiera, quindi non andrà a produrre una nota specifica, ma rimarrà agganciata ad una frequenza impostata.
A cosa serve un LFO
A cosa serve quindi un oscillatore che non produce alcun suono udibile? Diamo un’occhiata alla figura 1, che schematizza un esempio di collegamento tra i vari blocchi del sintetizzatore. Come vediamo dal diagramma, gli oscillatori si occupano della generazione della forma d’onda base, mentre il LFO svolge la funzione di modulazione.
Abbiamo già incontrato un altro modulatore nella puntata precedente dedicata al generatore di inviluppo. Il LFO però agisce in modo uniforme nel tempo, creando una modulazione ritmica in base alla frequenza impostata. Per chiarire meglio il tutto, ecco un esempio di LFO applicato al filtro: [sc_embed_player fileurl=”https://content.v3recording.com/wp-content/uploads/2013/12/LFO_sqr_filter.mp3″]
Il questo esempio il LFO è impostato con un’onda quadra, che va a modulare il cutoff del filtro con un andamento ritmico.
Cosa possiamo modulare con il LFO?
Ovviamente dipende dalla struttura del nostro sintetizzatore, ma nei casi più frequenti il LFO modula la frequenza dell’oscillatore (pitch), la sezione di amplificazione per creare effetti tipo tremolo, oppure applicato al filtro è per creare oscillazioni ritmiche come nell’esempio precedente. Inoltre, il LFO è il mezzo più semplice e veloce per creare un effetto vibrato, assegnando la modulazione al pitch dell’oscillatore come in qeusto esempio: [sc_embed_player fileurl=”https://content.v3recording.com/wp-content/uploads/2013/12/LFO_sin_OSC.mp3″]
I parametri del LFO
I parametri che di solito possiamo assegnare al LFO sono:
- Forma d’onda: Quadra, sinusoide, a dente di sega, triangolare o casuale.
- Frequenza: la velocità con cui il LFO applica la modulazione. Solitamente indicata in Hertz
- Sync: Ci offre la possibilità di sincronizzare il LFO al tempo del brano o ad un clock esterno. In questo caso la frequenza viene indicata con un’unità di misura di tipo ritmico (sedicesimi, ottavi, quarti ecc…). In pratica selezionando sync il sintetizzatore si occupa di impostare automaticamente la frequenza (Hertz) in modo che vada a combaciare con i BPM impostati.
- Delay: definisce il ritardo con cui il LFO inizia a modulare il segnale di destinazione. Se impostato a zero, la modulazione sarà istantanea. Utile per aggiungere espressività e “realismo” all’effetto vibrato.
- Modulation source: questo parametro, che spesso appare sotto altri nomi (ad esempio “Wheel”, vedi fig.2), ci permette di assegnare un controllo di intensità al LFO. Ad esempio possiamo utilizzare la modulation wheel (o un controller midi a nostra scelta) per controllare in tempo reale l’intensità della modulazione LFO. Viene spesso usato per il vibrato.
Con questo possiamo considerare chiuso il nostro breve percorso sul sintetizzatore: ovviamente abbiamo solo esplorato una piccolissima parte di tutto ciò che possiamo fare combinando oscillatori, filtri, modulatori e inviluppi. Ci auguriamo però di avervi fornito spunti interessanti per iniziare un’esplorazione più approfondita del vostro strumento.